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Però, nel dubbio, attivo il mio cellulare per scriverti in un messaggino che mi hai finalmente convinto, e poi te lo mando.
LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE
Quel pomeriggio, di ritorno a casa, lo spettacolo che si presentò ai miei occhi fu qualcosa di indescrivibile e veramente impressionante.
Corpi senza vita di soldati giacevano qua e la, ammonticchiati alla rinfusa uno sull'altro. Ce n'erano i più diversi: la maggioranza in divisa mimetica da combattimento, ancora con le armi in pugno, ma alcuni anche in uniformi più eleganti e solenni, non saprei ben dire di quali milizie o nazioni. Un trombettiere di colore con la tromba ancora stretta tra le mani; un cavaliere ancora abbarbicato alla sua cavalcatura abbattuta. Si sarebbe detto che fossero stati investiti da una violenta tromba d'aria, da un ciclone improvviso ed imprevedibile che li avesse colti alla sprovvista. E poi pezzi di tutto un po' dappertutto: pentole e padelle, ombrellini e vestiti, brandelli di giornali e riviste, e pezzi di chissà che altro mai. Un paio di automobili nei posti e nelle posizioni più impensabili, più innaturali. Una di esse, capovolta, aveva ancora le ruote in movimento e il motore acceso: il suo ronzio sembrava l'unico segno di vita in quel silenzio così innaturale. Più in là, di traverso, mi parve di scorgere un camion dei pompieri abbandonato.