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“Va bene.”

Lui un po' controvoglia raccolse il telecomando, ed in un attimo si trovarono seduti in panchina di fianco all'allenatore, all'interno di uno stadio con un tifo d'inferno.

“Grazie, sei davvero un amico”, gli disse lei gridando per riuscire a farsi sentire.”

IL PROGETTO PILOTA

Sono proprio contento che, circa un mese or sono, sia stata accolta la mia richiesta di partecipare attivamente al cosiddetto “progetto pilota”. Più nel dettaglio, si tratta di un gruppo di studio sul telelavoro avanzato, che è poi uno dei settori trainanti della mia azienda (una multinazionale di prodotti elettronici di vario genere ma sicuramente leader nel campo dei sistemi di comunicazione aziendale e per teleconferenze). Sarà in pratica il collaudo in casa propria, con conseguenti perfezionamenti e migliorie, di quello che nelle intenzioni dovrebbe diventare il prodotto di punta della sua categoria, ricco di soluzioni innovative e spesso rivoluzionarie sotto diversi aspetti.

Ci tenevo molto a questo incarico, di grande prestigio e responsabilità. Se ho avuto la meglio su altri manager più quotati è stato forse per la dimestichezza acquisita nel collaborare con colleghi delle filiali straniere, grazie al mio carattere e soprattutto alla mia ottima conoscenza di 4 lingue (tra cui il greco); ma forse anche per via del mio vivo e sincero interesse per la materia. Sono un manager, ma mi sento anche un po' un tecnico: non come molti dirigenti che a trattare di pesce o di automobili è la stessa cosa. Mi sono ormai quasi specializzato, e a cambiare ramo mi troverei spaesato, ma soprattutto sarei sprecato.

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