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La strada era esattamente quella che si aspettava di trovare in Cornovaglia, lontano dalla A30 o dalla A39: infinita, tortuosa e ampia a malapena da far passere due macchine, piena di curve cieche e bivi nascosti tra valli boscose e dolci colline che ospitavano fattorie e brughiere. Le fitte siepi di tanto in tanto si aprivano per fare spazio a bellissimi panorami frastagliati di distese nebbiose, tuttavia, camminando all’ombra degli sporgenti alberi col latrato di un cane in lontananza o il cinguettio di un uccello come unici compagni di viaggio, la fantasia di Slim iniziò a provocarlo con immagini di corpi mutilati ed annunci di persone scomparse sull’ultima pagina del giornale della domenica.

Trelee, sul punto della strada dove la mappa indicava si trovasse il paese, non era altro che una dozzina di case, scaglionate lungo un chilometro di strada pianeggiante e divise dagli ingressi ai campi con vista sulla Brughiera di Bodmin. Alcune stradine si perdevano in valli nascoste, che portavano a gruppi di fienili e granai appartati, di cui solo i tetti si intravedevano tra gli alberi spogli.

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