Читать книгу Samos. Rotta Per La Libertà онлайн

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Janira afferrava la catena con le mani per evitare i colpi sul collo, sapeva già di cosa fossero capaci le catene sulle caviglie e non voleva nemmeno immaginare cosa le sarebbe potuto succedere con lo sfregamento della catena sul collo. Entrarono in città e vagarono per i vicoli intricati. Il tragitto non fu lungo. Presto arrivarono ad una casa di fango di due altezze. La donna aprì la porta ed entrò nella sua taverna. La bambina non era mai entrata in una taverna prima, ma sapeva da Telma com'era la taverna del villaggio, anche se non ci aveva mai messo piede. Sua sorella le aveva raccontato che lì si radunavano gli uomini per bere e mangiare e che in alcune avevano persino spazio per passare la notte. Quella era una grande sala, con una mezza dozzina di tavoli allungati in cui diversi clienti bevevano e mangiavano nel mezzo delle urla. La bambina abbassò la testa, vergognandosi di trovarsi in un posto come quello, che sua madre le consigliava di evitare sempre, perché una ragazza rispettabile non dovrebbe mai mettervi piede. Il pavimento era pieno di avanzi di cibo e alcuni insetti correvano tra le gambe dei tavoli in cerca del loro sostentamento. Janira si sentì disgustata, distolse lo sguardo. A sinistra, un bancone separava lo spazio dai tavoli nell'area della cucina. Un uomo grosso afferrava alcuni piatti di cibo affondando le dita nei pezzi di quella brodaglia per reggerli meglio e portarli verso uno dei tavoli. Accanto a lui, una ragazza sui vent'anni prendeva delle brocche con una mano per portarle allo stesso tavolo e spingeva via le mosche con l'altra mano. L'odore del cibo stantio inondava la stanza. In fondo, una scala dava accesso al piano superiore, la donna tese la catena e la condusse verso il fondo; lì attraversarono una porta accanto alle scale e accedettero a un piccolo cortile, circondato da alte mura appartenenti alle case adiacenti. C’era un piccolo capanno di legno pieno di buchi tra le assi e con la porta aperta. La donna si fermò dicendole qualcosa in quella strana lingua mentre indicava il capanno.

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