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L’assistente rimase seduta vicino a Riccardo chiamandolo dolcemente per cognome, e poi anche per nome, e poco dopo riuscì ad avere la sua attenzione.

“Ci sei? Ti senti bene adesso?”

“Sì, direi di sì. Perché? Cosa è successo?”

“Sembravi altrove. Il professore parlava e tu non gli davi retta.”

“Ho avuto l’impressione … come di essere in volo. Mi sentivo leggero e strano.”

“Hai qualche problema di salute? Che so io, ti è già capitato di avere qualche piccola amnesia temporanea?”

“No, non che mi ricordi. Anche se ultimamente ho fatto un sogno strano. Sognavo che …”

“Allora, giovanotto: si sente meglio adesso?”, intervenne il professore che, vedendolo parlare, si era avvicinato.

“Sì, mi sento meglio.”

“Se la sente di iniziare l’esame? Dei suoi sogni, se vuole, ne parla dopo con qualcun altro.”

“Sì professore, sono pronto.”

L’interrogazione andò molto bene.

“Le metto trenta, ma solo se mi promette di tenere d’occhio la sua salute”, gli propose l'esaminatore.

Riccardo annuì.

Il professore si era già allontanato, mentre l’assistente procedeva alla verbalizzazione.

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