Читать книгу Ndura. Figlio Della Giungla онлайн

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Durante la marcia incontrai alcuni uccelli colorati con suggestivi petti rossi e il resto del corpo verdastro6. Volteggiavano in uno stormo di circa dodici o quindici tra i rami degli alberi con incredibile agilità. Non appena feci un po’ di rumore scomparvero dalla mia vista in un batter d'occhio. Solo quegli splendidi animali mi fecero uscire per un momento della opprimente sensazione di solitudine con cui la giungla mi colpiva implacabilmente, un mondo opprimente, ostile, spietato, nell'oscurità permanente in cui il peso, lo sconforto o il soffocamento non erano altro che abituali compagni di viaggio.

Il percorso era difficile. Dovevo costantemente aggirare o saltare ostacoli. A volte c'erano delle piccole radure, ma le costeggiavo per paura di risultare troppo visibile. Sudavo senza sosta e avevo molta sete, ma non volevo bere un'altra lattina perché ne restavano solo tre. Dovevano essere circa 25º con un'umidità molto elevata, il che accentuava la sensazione di oppressione e calore. Per un po' mi tolsi la maglietta, ma venni punto da così tante zanzare che dovetti rimettermela. A volte il bosco diventava troppo fitto e dovevo farmi strada con un bastone che avevo raccolto e usato come macete. In quei casi, praticamente non avanzavo, poiché con il bastone il massimo che riuscivo a fare era rimuovere i rami dal sentiero mentre passavo, non tagliarli. Inoltre, avevo la parte inferiore delle gambe e gli avambracci pieni di ferite causate dallo sfregamento delle piante in quelle zone in cui i vestiti non mi coprivano. Perfino il viso mi pizzicava in diversi punti, segno che mi ero tagliato anche lì.

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