Читать книгу Ndura. Figlio Della Giungla онлайн

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Rapidamente raccolsi tutte le cose, misi la maglietta nello zaino, indossai le calze e le scarpe e raccolsi il bastone. Erano ancora bagnate, ma in quel momento non avevo tempo di fissarmi su quei dettagli. Decisi che il modo migliore per arrivare da qualche parte era di continuare lungo il letto del fiume, ma dal momento che seguirlo lungo la riva mi sembrava molto pericoloso, mi addentrai di nuovo nella giungla per cercare di passare inosservato tra il fogliame e camminare a quattro o cinque metri parallelamente al fiume. Era un mondo chiuso, dove guardando in qualsiasi direzione non trovavo altro che un impenetrabile muro verde senza via d'uscita. Al massimo vedevo a tre o quattro metri di distanza da me. Presto persi il fiume e ancora una volta mi ritrovai sulla strada verso il nulla.

Continuai a camminare a un ritmo a volte molto veloce e talvolta più morbido per tutto il pomeriggio, con pochi momenti di tregua. Quanto bastava per riprendere fiato e ascoltare se si udivano altri spari. Dovetti sopportare permanentemente il suono, simile a quello prodotto quando si pesta una pozzanghera, che facevano le mie scarpe ad ogni passo e sporadici avvertimenti di crampi al polpaccio. A volte la densità del fogliame aumentava, immergendo alcuni luoghi nell'ombra. C'erano zanzare dappertutto, non smettevano di tormentarmi come se si trattasse di una battaglia senza fine. A volte mi ricordavano i kamikaze giapponesi della seconda guerra mondiale, che piombavano sul bersaglio senza preoccuparsi della propria vita. Le zanzare erano uguali, si lanciavano continuamente sul mio corpo senza preoccuparsi delle vittime che causavano i miei colpi, usando le mie mani come artiglieria antiaerea. Alcune erano così grandi che, piuttosto che aerei da combattimento, sembravano giganteschi bombardieri la cui semplice presenza produceva apprensione nel nemico. Quando le vedevo avvicinarsi, mi mettevo immediatamente in tensione, pronto a evitarle. Ce n’era sempre qualcuna con appetito e avevo infiniti morsi su braccia e gambe, lì dove i vestiti non mi coprivano il corpo. Alcune stavano persino sulle stesse punture che mi avevano causato le formiche quando mi ero svegliato. Era una battaglia persa in partenza, una lotta banale, futile, inutile, poiché loro non avevano fine e io ero sempre più stanco. Mi infastidivano così tanto che decisi di coprire le parti su cui non avevo vestiti con della terra umida, formando una barriera impenetrabile per loro. Quell'idea fugace mi salvò. Era scomodo per muoversi, specialmente quando si seccava, ma erano peggiori i loro continui attacchi. Grazie a questo trucco potei dimenticarmi a lungo degli implacabili insetti e, anche se non ottenni la vittoria, almeno ottenni una tregua temporanea. Inoltre, ebbe l'effetto sorprendente di spegnere il prurito lì dove erano passate le formiche. Un po' di fortuna finalmente.

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