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Quella notte, lei e gli altri due Writers, di cui non conosceva neanche i nomi, dai volti coperti da fazzoletti, che lasciavano scoperti solo gli occhi, avevano preso di mira un vecchio insediamento industriale abbandonato a Porto Recanati. Una struttura in disuso da almeno due decenni, un tempo una fabbrica di fertilizzanti chimici, un orrore architettonico, un mostro di cemento armato che nessuna autorità si voleva prendere la bega di demolire o recuperare. Il senso dei graffiti che avrebbero disegnato era quello di stimolare qualcuno a prendere il coraggio di fare un progetto di recupero di quell'area degradata. I primi chiarori dell'alba erano già evidenti a est, quando Maria Lucia decise di salire in cima a una scala allungabile per dare il tocco finale alla sua opera. In cima alla scala, tirò fuori l'ennesima sigaretta, una delle ultime del secondo pacchetto, e fece per accenderla con la cicca di quella che stava finendo di fumare. Nel fare questo gesto perse l'equilibrio, e cadde al suolo dopo un volo di circa tre metri. Fortunatamente, la caduta fu attutita dal fatto che in quel punto non c'era più la pavimentazione in cemento, che era stata sostituita da terriccio e sabbia e vi era cresciuto un abbondante strato d'erba. Ma si era slogata una caviglia e la spalla destra le faceva un male terribile. I due writers che erano con lei si resero conto, dalla deformità della parte, che la spalla era lussata. La loro amica doveva essere condotta al pronto soccorso. Ma come fare? Vestita così sarebbe stata scambiata come minimo per una prostituta, e Luca e Damiano appartenevano a famiglie in vista della zona. Erano infatti figli di importanti imprenditori locali, che non avrebbero certo gradito il coinvolgimento dei loro pupilli in certe storie.

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