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Dicendo queste parole aveva uno sguardo profondo, pungente, quasi spiritato: molto diverso dall’espressione ebete di poco prima. Mi si era avvicinato minaccioso, a tal punto che temetti per la mia incolumità. Per fortuna, con mio grande sollievo, si ritrasse quasi subito riprendendo, come se niente fosse successo, il suo zigzagare distratto e senza senso sul sagrato della chiesa.

Poco dopo Debora ritornò insieme al resto della comitiva.

“Hai una monetina da darmi, per fare un'offerta alla reliquia del Santo?”, mi chiese. Era zuppa per la pioggia, nonostante l’ombrello.

Sicuro di averla, senza esitazione feci per aprire il mio marsupio da viaggio alla ricerca di una moneta. Ma mentre aprivo la zip mi fermai: all’improvviso si era aperto uno squarcio tra le nuvole, e si era allargato così tanto e così in fretta da lasciarci tutti a bocca aperta. In un attimo aveva smesso di piovere, e la luminosità dell’aria e dell’atmosfera erano cambiate in modo che sembrava di essere passati dalla notte al giorno. Stavamo assistendo a qualcosa di straordinario; ma rimasi ancora più stupito quando, aperto il marsupio, mi resi conto che non c’erano più le cose di valore che dovevano esserci, e cioè le chiavi, il telefonino, il portafoglio e il portamonete. Al loro posto, invece, un ramoscello di fiorellini bianchi e rosa. Sbiancai.

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