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Era troppo. La presa e l’uccello del suo compagno, la frizione bruciante e le scariche di piacere provenienti dai testicoli verso la testa e le dita e poi di nuovo verso il suo uccello. Sentì come se la sua anima gli venisse strappata mentre gemeva. Gabe ingoiò tutti i rumori con un bacio quasi violento. Tutti i muscoli si tesero e si flessero quando Mika venne, schizzando getti di seme sulla mano e sul pene di Gabe e anche sui loro stomaci. Gabe agitò i suoi fianchi con violenza e si bloccò, gemendo così in profondità dentro la sua bocca che Mika sentì le vibrazioni all’interno del suo stesso corpo. L’odore dei loro semi mescolati lo colpì, riempiendolo di un nuovo desiderio e così il suo uccello si rifiutò di ammorbidirsi. Accarezzò la schiena di Gabe mentre il suo compagno crollava sopra di lui, togliendogli nuovamente il respiro.

“Mi dispiace,” borbottò Gabe contro il collo di Mika, ma non si mosse. Affondò, invece, le mani dentro i capelli del compagno, andando con le dita in profondità tra quelle masse nere. Quando finalmente i loro respiri si calmarono e la pozza di seme tra loro divenne troppo fastidiosa per essere ignorata più a lungo, Gabe lasciò i capelli di Mika e si rialzò fermandosi solo quando fu di nuovo a cavalcioni delle cosce di Mika.

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