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“Lasciami andare, Gabriel. Lasciami andare e basta.” Uscì come una preghiera più di quanto Mika avrebbe voluto ma c’era ben poco che potesse farci. “Dopo tutto sarà meglio che io me ne vada e basta.” Le mani di Gabe strinsero più forte, fino quasi a fare male, ma Mika non lottò. Non avrebbe rischiato di fare del male a quest’uomo.

“Non puoi, vero? Leggere la mia mente?”

Mika chiuse gli occhi, incapace di aprirli per quella richiesta così intensa. La voce gli si bloccò in gola; c’erano troppe parole, ma mai abbastanza che potessero essere accettate facilmente da una mente umana. Come poteva essere in grado di spiegare a Gabe il legame mentale o cosa significasse trovare il proprio compagno? L’uomo avrebbe pensato che fosse pazzo. Scosse la testa, rispondendo nell’unico modo che poteva, almeno per il momento.

“Mika.” Il suo nome uscì con un sospiro, poi labbra morbide e piene si appoggiarono sulle sue, fissandosi su di esse quando le aprì per la sorpresa. La lingua di Gabe si fece spazio nella sua bocca, leccando e accarezzando fino a quando Mika si lasciò sfuggire un gemito e cedette, intrecciando la sua lingua con quella del suo compagno.

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