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Come poteva sentire la perdita di un tocco che non era avvenuto? Allungò la mano verso quella di Gabe, le punte delle sue dita indugiarono sulla sua pelle calda prima di stringerla. Questa volta il suo compagno non si allontanò e lui non riuscì a bloccare la scintilla di speranza che brillava dentro di sÈ.
“Hai una vaga idea di quello che sono, vero?” disse, accarezzando gentilmente il polso di Gabe con il pollice, incapace di resistere a quel piccolo conforto. Anche quel casto tocco riscaldò il suo sangue. Si spostò leggermente, cercando di alleviare la pressione nei suoi testicoli. Le sue palpebre si abbassarono mentre osservava Gabe. Sentì la sua eccitazione, consapevole del disagio che faceva sì che l’uomo si contorcesse dove era seduto. Il pene del suo compagno era duro e bagnato proprio come il suo; poteva vedere la macchia umida espandersi sui suoi boxer tesi. Dio, quell’uomo gli stava rendendo difficile pensare coerentemente.
“Forse dovrei prendermi cura di quello prima,” si offrì, facendo scivolare la mano dal braccio di Gabe sulla sua coscia, risalendo lentamente, sfiorandogli leggermente il pene. Gabe gemette prima di afferrare la mano con la sua, sollevando prima i suoi fianchi, poi spingendo via la mano di Mika.