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Aprendo gli occhi, Mika si rese conto che Gabe stava fissando l’asta rigida che stava tendendo i suoi vestiti, provocandogli un malessere non da poco. Gemette quando il suo uccello rispose all’ispezione di quei bei occhi verdi.

“Gabe, non puoi guardarmi in questo modo e aspettarti che io mi possa concentrare sul parlare,” borbottò. Gabe rialzò il suo sguardo verso quello di Mika e divenne di un rosso brillante. Dio, il suo compagno era stupendo, seduto lì con le labbra leggermente aperte, l’imbarazzo che lo travolgeva. Il pomo di Adamo di Gabe andò su e giù un paio di volte prima che fosse in grado di parlare.

“È solo che …ecco, quell’uccello è così…distraente,” borbottò Gabe, lanciando un’altra occhiata veloce verso la parte del corpo di cui stavano parlando.

Mika cercò di trattenere una risatina. Quindi il suo uccello lo distraeva? Beh, era sicuramente bello sapere che non era il solo travolto dalla lussuria. Gli dava speranza che Gabriel fosse attirato da lui quanto lui lo era verso il suo compagno. Avrebbe cercato di spiegargli quanto più poteva, ma se non ci fosse riuscito, forse il desiderio che scorreva vorticoso tra lui e Gabe gli avrebbe dato un modo per legare l’uomo a sÈ. Le parole prima dell’azione, però, almeno in quel caso.

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