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“Dove sono le mie maledette felpe? Erano qui, almeno lo credevo…” Borbottando per la frustrazione, infastidito con sÈ stesso e con il lupo, fu colto alla sprovvista da un forte bussare alla porta principale—così forte che si chiuse le punte delle dita nel cassetto mentre lo chiudeva.

“Ahi! Merda!” Chi diavolo bussa alla mia porta a quest’ora del mattino? L’unica persona a cui potÈ pensare fu lo sceriffo Kaufman, e quello gli fece uscire un gemito accompagnato da alcune imprecazioni. Ci stava; quella mattina era già stata una schifezza. Una visita di Kaufman ci sarebbe stata proprio bene. Aprì la porta d’ingresso pronto a incontrare lo sceriffo e a riversargli un po’ della sua frustrazione. Invece un respiro sorpreso uscì dai suoi polmoni.

In piedi sulla veranda—e non erano quelle le sue felpe scomparse? E la sua maglietta del concerto degli Alice In Chains? —c’era l’uomo che aveva sognato la scorsa notte. Era meraviglioso in ogni centimetro della sua persona, con capelli neri lunghi fino alle spalle che abbellivano il suo volto cesellato, grandi occhi marroni, naso aquilino, e labbra piene e sensuali. Gabe sentì il suo uccello irrigidirsi per il desiderio, spingendo contro l’elastico dei suoi boxer, cercando di uscire, e vide l’improvvisa fiamma dalle narici dell’uomo del sogno, come se potesse sentire che Gabe si era eccitato. Distolse lo sguardo dal volto dell’altro uomo, lo abbassò—e trattenne un sussulto. Lì, attorno al suo collo, proprio sopra il colletto della maglietta…

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