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Non sapeva cosa fare per calmare il nervosismo dell’uomo. Cercare di mettersi nei panni di Gabe si stava rivelando difficile con il desiderio che pulsava in tutto il suo corpo. Doveva trovare un modo per far capire la situazione al suo compagno, senza però terrorizzarlo. Le sue mani stavano tremando per il timore di rovinare tutto. Incontrando lo sguardo di Gabe, fece un profondo respiro e aspettò.
“Fammi vedere la tua schiena,” ordinò Gabe, le braccia incrociate mentre aspettava che lui eseguisse i suoi comandi.
Mika lo fissò, desiderando che accettasse la realtà di quello che stava per vedere. Si sporse in avanti dalla testiera, si levò la maglietta presa a prestito e poi si piegò fino a quando la pancia quasi gli toccò le cosce, osservando sempre il suo compagno. Vide la bocca dell’uomo aprirsi fino a formare una ‘o’ molto carina, sentì uno stupito ‘oh merda’ mentre Gabe sollevava una mano per seguire dolcemente il punto dove un proiettile si era fatto largo tra la pelle e i tessuti. Il calore di quella dolce carezza gli fece sfuggire un gemito prima che riuscisse a fermarlo. Invece di allontanarlo come aveva temuto, Gabe lasciò che il suo palmo riposasse sopra la ferita, accarezzando la pelle corrugata alcune volte con la punta delle dita.