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Sia Mauro, che Clara, che Anna mi assicurarono che non sarebbe passato giorno in cui non ci saremmo sentiti per telefono, magari con un semplice SMS. Quella sera tornai a casa felice, piena di quel calore umano che di rado in vita mia avevo provato. Sarebbe stata dura andarsene da quei luoghi, meravigliosi sotto tanti aspetti. Ero convinta che comunque, dopo alcuni mesi, sarei ritornata lì, non sapendo ancora che cosa la vita e il destino mi stavano riservando.

Quando entrai nella stanza del Dottor Perugini per consegnare la busta contenente la mia richiesta di congedo, vidi che il Questore teneva a sua volta in mano una grossa busta con sopra scritto in stampatello il mio nome a caratteri cubitali.

«Sapevo che i suoi contatti con le streghe di Triora l'avevano dotata di poteri soprannaturali, ma questa è telepatia pura, mia cara Dottoressa. Stavo giusto per convocarla!»

«Bene. Prima Lei o prima io?» dissi, alternando lo sguardo dalla mia busta alla sua.

«Credo che dopo che avrà letto il contenuto di questa, non ci sarà più alcun bisogno che Lei presenti più niente a me, richieste di ferie, congedi o altro...», disse, porgendomi la busta sigillata, ma di cui, a giudicare dal sorriso complice che aveva stampato sul viso, conosceva benissimo il contenuto. Aprii il plico, che giungeva dal Ministero dell'Interno, e iniziai a scorrere con lo sguardo quanto vi era scritto.

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