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«Tranquilla, Anna sa tutto già da qualche giorno. Ci siamo lasciati da buoni amici.»

Certo, si dice sempre così, ma poi bisogna vedere come sta la persona che ha subito l'abbandono e che, di solito, prova dentro di sé un vuoto incolmabile, anche se cerca di far finta di niente e non far pesare la cosa all'altro. Così telefonai ad Anna e capii che stava da schifo.

«So che non me la dovrei prendere così, Caterina. Mauro e io abbiamo sempre vissuto il nostro rapporto in piena libertà e ho sempre ritenuto normalissimo che potesse finire da un momento all'altro, ma ora ci sto male. Non ce l'ho né con lui, né con Clara, sia chiaro, ma Mauro mi manca molto.»

Decidemmo di andare a cena insieme e mi ci volle del bello e del buono per consolarla e per cercare di portare il discorso su altri argomenti. Terminata la cena in una trattoria di Sanremo, decidemmo di dedicarci allo svago totale, sconfinando nel principato di Monaco e andando a passare la nottata al casinò di Montecarlo. Rientrai a casa all'alba, ma quella fu l'ultima follia che mi concessi, dal momento che l'aumento di circonferenza del mio girovita mi suggeriva di iniziare una fase della mia esistenza che fosse più tranquilla e regolata.

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