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«Credo che farò prima io a portarti in una camera da letto e far l’amore con te. Sei già cotta a puntino», replica Leonardo, confezionandosi abilmente una sigaretta con il tabacco e accendendola sotto lo sguardo esterrefatto di Veronica. Ognuno dei due se ne va per la sua strada, mentre Anna rimane ancora seduta a lungo sotto la tettoia della fermata del bus. A un certo punto si alza e, passo dopo passo, con la calma che richiede la sua incerta andatura, raggiunge l’indirizzo fornitole da Leonardo. Studia la villetta, studia i suoi occupanti e già, nella sua mente, si delineano le azioni e i tempi della sua vendetta.

Il giorno dopo, Anna è già pronta all’azione. Ha confezionato la Molotov seguendo alla lettera le istruzioni: funzionerà. L’adrenalina che circola nel sangue è a livelli talmente alti da farle dimenticare qualsiasi dolore. Sono le tre di notte e non c’è anima viva in circolazione. Abbandona la stampella vicino alla recinzione della villetta, che riesce abbastanza faticosamente a scavalcare. La scala che ha adocchiato in giardino dovrebbe essere servita per potare gli alberi, ma quello che interessa è che ha l’altezza giusta per arrivare alle finestre del primo piano. Anna l’appoggia sotto quella che ha capito essere la finestra della camera da letto. Il tipo dorme con la moglie e i due hanno un bambino di pochi mesi che riposa nella camera attigua. La sera prima, alle tre e un quarto esatte, si era accesa la luce dell’abat-jour e la donna era andata nella camera del piccolo, che si era svegliato e reclamava il biberon. Anna ha calcolato che quella cosa si potrebbe ripetere ogni notte più o meno alla stessa ora. Sale i pioli della scala, uno ad uno, con un po’ di fatica, ma neanche troppa. La tapparella è abbassata solo a metà. Al momento giusto, una gomitata a sfondare il vetro e lancio della Molotov. Sarà l’inferno.

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