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La mezzanotte è passata da un pezzo e la serranda del bar pizzeria è abbassata per metà da più di mezzora. Veronica, quarantenne Commissario di Polizia, un glorioso passato da campionessa olimpionica di scherma, è appoggiata alla fiancata della sua berlina nera. Il fumo della sigaretta si va a unire al suo fiato condensato e alla nebbia della notte di autunno inoltrato che rende ovattate le sagome di persone e cose. Una prostituta di colore le si avvicina.

«Per 20 Euro ti posso far godere, meglio che un uomo.»

«Vattene!» risponde, mostrando il distintivo. «Sei fortunata che ho altro per le mani questa sera, altrimenti ti farei passare la notte in cella.»

«Dammi una sigaretta, allora.»

Veronica getta la cicca, cerca nelle tasche, accende l’ultima del pacchetto, che accartoccia e getta in terra.

«Come vedi non ne ho più. Vattene!», e sottolinea quest’ultima frase sbuffandole direttamente il fumo in faccia e fissandola con lo sguardo più truce che è in grado di realizzare.

Uno dei pochi lampioni funzionanti si accende e si spegne in maniera intermittente, quasi comandato da uno strano meccanismo a orologeria, probabilmente la sua lampada è arrivata al capolinea ma ne passerà di tempo prima che qualche operaio del comune passi a sostituirla. Approfittando del buio e della nebbia, lo zingaro dai lunghi capelli grigi e il cappello a larghe falde scarica la vescica dietro la sagoma di una corriera parcheggiata, poi ritorna sotto il versò del bar, scola il suo bicchiere e si avvia barcollante verso la sua bicicletta. Tre pedalate e cade rovinosamente a terra, si rialza e si perde nella nebbia. Ogni sera nessuno sa se riuscirà a raggiungere indenne la sua roulotte, giù in fondo alla zona industriale, ma il giorno dopo si ripresenta puntualmente a elemosinare soldi, alcol e sigarette.

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