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«Perché quell'artefatto?» chiesi a Stefano. «Il pozzo non poteva essere ricompreso nel parco della villa?»

«Quello è il pozzo della discordia!» rispose Stefano, che ormai avevo capito fosse a conoscenza della storia e delle questioni sociali della sua città meglio di chiunque altro. «Questa villa, e il relativo parco, di cui faceva parte il pozzo, anni fa era in completo stato di abbandono. Proprietà dei Brandi da secoli, quando gli ultimi discendenti della famiglia si trasferirono a Roma, abbandonando l'abitazione, il Comune di Jesi l'acquisì ai beni comunali, con il progetto di restaurarla e farne un ostello. Parliamo dell'anno 1983, e ne è passato di tempo! Come al solito i fondi, resi disponibili, si persero in appalti fantasma, tangenti a politici locali, e via dicendo. In ogni caso il Comune ha sempre garantito la fruibilità al pubblico dell'acqua dell'antico pozzo, tanto che in un'ampia fetta di terreno, che sarebbe di pertinenza del parco della villa, alcuni cittadini hanno pensato bene di coltivare piccoli appezzamenti, considerati ormai per tradizione orti privati. Si dice che l'acqua del pozzo sia miracolosa, e non solo a fini irrigui. Sembra che, bevuta, abbia effetti diuretici, depurativi e antipiretici. Qualcuno afferma – ma non so sia verità o leggenda – che queste proprietà curative dell'acqua del pozzo siano dovute al fatto che in quel punto preciso, circa due millenni e mezzo fa, sia caduto un meteorite, che ha rilasciato nella falda acquifera sali minerali provenienti dallo spazio che fanno tuttora risentire i loro effetti benefici. Fatto sta che, nel 2003, il Comune mise di nuovo in vendita la proprietà, villa e 2.700 metri quadrati di parco, in quanto in venti anni l'amministrazione comunale non era riuscita a mettere in atto le opere di restauro e l'immobile era andato in ulteriore degrado. Questo fu acquistato dal nostro Roberto Gloriani, con la promessa che avrebbe riservato alcune stanze alla vecchia famiglia Brandi, la quale doveva essere ancora liquidata, e che pozzo e orti sarebbero rimasti all'esterno della recinzione della proprietà. Quando il Gloriani, forte della sua disponibilità economica, diede l'incarico all'impresa edile Spergolini di restaurare l'immobile e realizzare il progetto che vediamo avanti ai nostri occhi, l'intera area, a causa delle esigenze di sicurezza tipiche di un cantiere, dovette essere recintata. In quel frangente si sollevò una specie di sommossa popolare, nel timore che l'acqua del pozzo non potesse essere più utilizzata a scopo irriguo. Si arrivò addirittura a un attentato incendiario, e una notte, le impalcature che già avvolgevano la villa furono date alle fiamme, con il risultato di un notevole danno economico. Per fortuna i lavori erano iniziati da poco, ma ci volle un comunicato stampa ufficiale da parte del Sindaco e dell'Assessore all'urbanistica e all'ambiente per tranquillizzare l'opinione pubblica, aizzata dal consigliere comunale capogruppo di Rifondazione Comunista, al fine di assicurare che, al termine dei lavori, pozzo e appezzamenti di terreno ormai dedicati a orti sarebbero rimasti al di fuori della recinzione della proprietà. E questo è quanto.»

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