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All'approssimarsi del tramonto, come suo solito si svegliò, si alzò imprecando per il dolore e si avviò verso la palude. Passando il più possibile sui lembi di terraferma, giunse al nascondiglio; nonostante i suoi sforzi, però, la ferita si era comunque sporcata di fango. Infilò la mano nella fessura, ma del bastone non v'era più traccia: se pensava di aver già raggiunto l'apice della disperazione, in quel momento ne conobbe nuovi drammatici limiti.

«Kitzo!» urlò stringendosi la testa tra le mani. Era stato di nuovo un idiota: il suo rivale lo aveva spiato e quindi l'aveva visto anche estrarre il bastone. Quando aveva fatto crollare lo sperone, infatti, era lì, acquattato a osservarlo.

«Come ho potuto nasconderlo nello stesso posto dopo aver scoperto di essere stato seguito?» si rimproverò.

Quel maledetto era già micidiale senza godere di grande forza o poteri, ma con quel bastone non avrebbe conosciuto limiti: presto li avrebbe dominati tutti, ma ancora prima, avrebbe ucciso lui.

Comunque, doveva completare la caccia, e nel farlo, ricordò quanto fosse difficoltosa senza il suo Grande Verme. Ovviamente, fu necessario ignorare tutto quanto si era prefissato riguardo al non infettare la ferita. Tornò all'accampamento con la piaga che gli pulsava e si sentiva già un po' febbricitante.

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