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Djeek sapeva che Hork, riconoscendone il talento, avesse un debole per Kitzo e che, anche quando questi compiva qualcosa di proibito, faceva sempre finta di non accorgersene.

Quando gli altri si allontanarono, dolorante, sfilò dal taschino una delle pietre taglienti a forma di stella raccolte il giorno precedente e si liberò.

La situazione era seria, per non dire disperata: mancava poco a mezzanotte e il sacco era vuoto. Pensò alla collezione di teschi di Hork e rabbrividì all'idea che la sua testa dovesse entrare a farne parte.

«Prima di morire voglio vederlo per l'ultima volta» pensò ad alta voce, mentre si avviava verso il nascondiglio del suo piccolo tesoro. «Forse, se lo riporterò al vivaio come un trofeo, mi risparmieranno... o forse, no.»

Raggiunto il luogo, spostò alcuni rovi dal ceppo di un vecchio albero e da una fessura sotto una grossa radice, sfilò lo strano bastone.

Registri di Dharta Misathon (ottavo giorno del mese quarto nell'anno 11522).

Il bastone magico.

Djeek prese il bastone fra le mani, non sembrava né di legno né di ossa né di metallo, probabilmente era di pietra, di una strana pietra nera, levigata e lucida: infatti, era più pesante di quanto la sua forma esile facesse intuire. Aveva un disegno lineare e privo decorazioni tranne che per una grossa gemma incastonata sulla testa attraverso quattro piccoli fermi dalla forma che il goblin associava ai denti del Verme Primordiale.

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