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“Coraggio, non faccia così.” E poi, incuriosito, gli chiesi: “La conosceva bene, mia zia Betty?”
“Io? Si figuri: da quando eravamo piccoli!”, rispose sempre singhiozzando. “Si può dire che siamo cresciuti insieme”, aggiunse.
Strano, pensai tra me, allora anche lui come lei era originario di Otricoli.
“Ma presto ti raggiungerò, mia cara. Il prossimo sarò io, ormai sta per arrivare il mio turno, se solo al mondo c’è un po’ di giustizia.” E coprendosi il volto con le mani ritornò alle sue lacrime singhiozzanti.
Uscendo dalla chiesa, dopo aver firmato il libro delle presenze, mi trovai per caso accanto a Pietro. Siccome avevo intenzione di accompagnarli al cimitero, gli chiesi:
“La portate dove sta la zia Rosy?”. E aggiunsi: “Se può essere utile io ho la macchina vuota, e se serve potrei portare qualcuno”.
“Sì, magari. Bisognerebbe accompagnare il prete, e se possibile anche la signora Bice, quella che stava seduta dietro a Giulia. Penso che verrebbe volentieri. Se aspetti un attimo provo a chiederglielo”, mi disse.