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A me quelle persone, il loro abbigliamento, quello che dicevano, la loro musica e soprattutto il volume a cui la ascoltavano piacevano assai poco; ma mi affascinava vederli, quello che facevano, come si muovevano. Per cercare di legittimare la mia presenza con loro, mi diedi da fare per imparare ad usare lo skate, che dava l'impressione di essere il più semplice tra i loro passatempi; ma anche questo mi risultava piuttosto faticoso, in definitiva non adatto al mio fisico. Resistetti non più di tre o quattro incontri.
“Quello che fate mi piace molto”, gli confessai, “ma decisamente non fa per me. Non ti offendi se te lo dico, vero?”
“Figurati. Non sei mica obbligato a venire. Fai quello che vuoi, e amici come prima.”
Amici più di prima, direi io. Perché comunque mi avrebbe fatto piacere avere ancora la sua silenziosa compagnia, e magari capire qualcosa di più della sua vita.
“Magari potremmo vederci qualche volta e fare qualcos'altro, che so, andare al cinema”, gli proposi.
“Non è che io vada pazzo per il cinema”, mi rispose. “Mio padre mi porta spesso dei biglietti omaggio ed io non li uso mai. Se vuoi te li posso dare, la prossima volta.”