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“Io ho sempre avuto bisogno di leggere. Di storie nuove, di fantasia, più che altro. Forse perché da piccolo mi leggevano sempre le favole prima di dormire.”

“Anche a me mi raccontavano le favole. Mia mamma, o anche le mie sorelle. Ma le sapevano tutte a memoria, o forse le inventavano. D'altronde mia mamma tuttora non sa leggere. Ma qui in Italia vado spesso al cinema. È bello, mi piace.”

“Come hai detto che ti chiami?”

“Tutti gli amici mi chiamano Raul. Potete chiamarmi così anche voi, se volete”, rispose l'ospite ai genitori di Riccardo.

La cena era andata via tranquilla, con Raul di poche parole, ma cortese ed educato. Quando gli fu chiesto da dove venisse, si ricordò di una serata di beneficenza in un quartiere periferico e popolare di Palermo e disse di venire da lì. Sembrava quasi che parlasse della povertà del suo Brasile.

“E stasera dove dormi? Vuoi dormire da noi? C'è posto, se vuoi.”

“No grazie. Ho dei conoscenti qui a Roma.” Poi, terminato l'ultimo boccone del dessert: “Complimenti, signora: è tutto davvero molto buono.”

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