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“Bene, bene. Fanno sempre comodo. Con quello che costano i tuoi libri!”. Quindi, rivolgendosi a Raul: “Sei dei nostri per la cena?”

“Volentieri”, gli rispose col suo miglior accento portoghese.

Riccardo fece entrare Raul in camera sua. Tirò fuori da un cassetto alcuni fogli piegati, e cominciò ad aprirli adagiandoli sul suo letto.

“Questo sei tu”, gli disse mano a mano che dispiegava i suoi poster, “e anche questo, e pure quest’altro. Ti riconosci?”

“E come hai fatto a procurarteli? Neanche mia mamma a casa sua possiede così tante foto di me.”

“Me li hanno dati per lo più i miei amici - alcuni li hai visti oggi allo stadio - per farmi vedere quanto ci somigliamo. E poi ho tutti questi articoli di giornali e riviste che parlano di te. Ma per lo più dicono sciocchezze, secondo me; cose poco importanti e forse neanche vere.”

Raul incuriosito ne lesse qualcuno in silenzio, ogni tanto emettendo qualche breve ed espressivo commento. Ma a un tratto smise di leggere e poggiò tutto.

“Alla tua collezione penso che dovresti aggiungere un altro pezzo importante.” Aprì il suo borsone e ne tirò fuori la maglietta da gioco gialloverde, ancora puzzolente di sudore. “L'hai portata un po' anche tu, quindi te la meriti in pieno. E potrai dire che è originale, non una copia come tante.”

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