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“È curioso. Proprio l’altra notte ho sognato che davo un esame. È stato quasi un incubo per me che ho fatto solo qualche anno di elementari. Quando mi sono svegliato avevo la testa che mi scoppiava.”

Riccardo ripensò al suo strano sogno di qualche giorno prima, quando si era svegliato con le gambe doloranti.

“Ma è stato un incubo peggiore”, proseguì Raul, “ritrovarmi in curva tra tifosi che lanciavano accidenti e maledizioni di ogni genere contro di te; anzi, contro di me. È stato proprio avvilente. Spero che quelli non fossero tuoi amici, e che tu non sia come loro.”

“Alcuni li conosco un po’. Ma stai tranquillo: io non sono come loro. Anzi, sono un tuo grande ammiratore. Chissà, forse è per questo che è successo quello che è successo. A proposito: ho un’idea. Vieni un attimo a casa mia: ti faccio vedere alcune cose interessanti.”

L’abitazione di Riccardo era lì vicino. Suo padre era in casa e quando li vide chiese sbigottito: “Chi di voi due è mio figlio?”

“Sono io, papà”, rispose Riccardo. “Oggi allo stadio c'era un concorso per il miglior sosia di Raul Francisco. È per questo che i miei amici mi ci hanno portato. Io e lui siamo risultati vincitori a pari merito, con un premio di duecento euro ciascuno”, aggiunse Riccardo quasi meravigliandosi di come gli riusciva bene inventare frottole, pur non avendolo mai fatto.

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