Читать книгу Ndura. Figlio Della Giungla онлайн

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Nitoka, maarusi!” continuavano a gridare verso l’aereo.

Non dovetti fare molti sforzi per non gridare, visto che ero rimasto completamente muto e paralizzato. Non so quanto tempo rimasi così, ma quando riuscii a reagire, seppi con certezza che mi rimaneva solo una via di uscita: fuggire per salvarmi la vita. Raccolsi i due zaini e mi allontanai entrando nella giungla lussureggiante con la massima discrezione possibile, che non era molta, dato che continuavo ad inciampare e, con tutto il corpo dolorante, ero incapace di controllarlo completamente. Non sapevo dove andare, ma mi era chiaro che, quanta più distanza avessi messo tra me e quei selvaggi, più possibilità di vivere avrei avuto.

Camminai per quasi due ore, spronato dal terrore, dalla paura di morire, fino a quando le mie gambe non resistettero più e caddi sul terreno, consumato. Gli zaini mi sembravano carichi di pietre. Il ginocchio sinistro mi faceva molto male; da quando mi ero infortunato giocando a calcio, non era mai completamente guarito e ancora mi dava problemi di tanto in tanto quando lo sforzavo. Aprii il mio zaino e tirai fuori una lattina di soda. Era ancora abbastanza fresca e la bevvi avidamente. Sudavo copiosamente, perline di sudore mi cadevano torrenzialmente lungo il mento, come se fosse appena piovuto o fossi appena uscito da una piscina. Ero senza fiato e aprivo la bocca cercando di aspirare grandi boccate. Mi strozzai con un sorso troppo veloce, iniziai a tossire pesantemente e pensai di soffocare. Quando riuscii a calmarmi un po', ansimando ancora, mi resi conto che c'era meno luce, si stava facendo buio. Alex era morto nell'incidente, Juan crivellato; i miei due migliori amici persi in un istante per la stupidità di una guerra civile che non capivo e di cui non mi importava. Perché non si uccidevano a vicenda? Perché noi? Perché i miei amici, Alex, Juan? Bastardi! Se fosse dipeso da me sarebbero potuti esplodere tutti insieme. Per colpa loro adesso ero solo, in questa merda di posto, bagnato, opprimente, soffocante, senza i miei amici. Perché io, perché loro? La morte di Juan, mitragliato da quei selvaggi, mi passava in testa ripetutamente, come se si trattasse di un film. La luce nei suoi occhi che si affievoliva in quell'ultimo sguardo che mi aveva dedicato... Cercai di non pensarci, di nasconderlo in qualche piega recondita della mia mente, ma non c'era modo. Alcune ore prima eravamo insieme, ridevamo ricordando gli aneddoti del viaggio mentre in quel momento...

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