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Stava per riportare al Santuario la Reliquia che si riteneva perduta sin dai tempi della Guerra dei Quattro avvenuta diverse migliaia di cicli prima. Lo avrebbero sicuramente acclamato Professore nonostante la sua età di “soli” quarantuno anni e, ben presto, avrebbe potuto ambire alla carica di Rettore.

Gli elfi grigi erano stati abilissimi a nascondere la Lacrima di Petra per tutte quelle ere. Essa era usata come cristallo focalizzatore del Grande Astroscopio posto sulla cima della Torre di Cenere. Ivi, protetti dai maghi runici, alcuni tra i più influenti sacerdoti di Energon osservavano la volta celeste e formulavano previsioni affidabili sul succedersi delle epoche.

Riatu si sedette poggiando la schiena all'albero e, come faceva sempre per rilassarsi, prese uno dei suoi baffi lunghi e sottili tra le mani. Erano il suo tratto distintivo: tutti i gentiluomini della sua terra d'origine li sfoggiavano. Osservarli lo aiutava a ricordare i primi anni di vita. Suo padre era un'ombra silente, uno dei più abili ninja dell'Impero Sajamura: egli avrebbe voluto che ne seguisse le orme e gli aveva insegnato i primi fondamenti della sua Arte. Riatu, però, era stato assegnato a un altro destino: egli sentiva un forte legame con gli elementi, così l'occhio di Petra, Dea della Concretezza, si era posato su di lui. Seguendo la sua vocazione, aveva appreso a manipolare le energie della terra affidandosi agli insegnamenti di Miano Norita, un anziano e mediocre elementalista del suo Paese. Il maestro, vedendosi ben presto superato dall'allievo adolescente, aveva deciso di scrivere una referenza con la quale il ragazzo avrebbe potuto presentarsi all'Accademia. Il giovane sapeva per certo che il padre non glielo avrebbe concesso. Così, era fuggito di casa per intraprendere un lungo e avventuroso viaggio verso il lontano occidente.

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