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“Ma non hai pensato che forse si stanno già preoccupando per te?”

Poi, dopo un attimo di pausa, proseguì: “Magari facciamo così: adesso chiamiamo subito Giulio, poi pensiamo ai tuoi genitori. Li chiamo io, se preferisci. Gli dirò che stai bene e che ti fermi un po’ da me, d’accordo? Che ti vengano a prendere più tardi, magari dopo cena, se vuoi. Faccio delle ottime tagliatelle io, lo sai? Che ne dici?”

Piero non rispose.

“Allora, vediamo di attivare il collegamento con Giulio. Non ci crederai, ma sono brava anche a fare queste cose: me lo ha insegnato mio figlio quando mi ha portato questo affare.”

Nonna Pina armeggiò un poco col suo computer, ed ecco un signore apparire sullo schermo.

“Ciao mamma. Oggi sei molto in anticipo. Tutto bene?”

“Sì, sì. Ho chiamato per Giulio, perché c’è qui una sorpresa per lui: un suo amichetto.”

“Aspetta che te lo vado a chiamare. Giulio! Giulio vieni, c’è nonna che ti vuole. Dice che ha una sorpresa per te.”

“Piero! Sei tu Piero! Ciao, ome stai?” Giulio lo riconobbe, ed i due ragazzi cominciarono a parlare di cose loro, di giochi, di calcio e di televisione, e di altre cose strane che i grandi capiscono poco ma che ai ragazzini interessano moltissimo. Parlarono forse per un’ora, senza interruzione. Anzi, un’interruzione ci fu: quando nonna Pina porse a Piero un foglietto chiedendogli di scrivere il suo cognome ed il numero di telefono di casa. “Così io intanto li chiamo”, gli disse. E così fece.

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