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Quello che, invece, proprio non riusciva a fare, era scagliare le pietre come se fossero proiettili: aveva persino plasmato dei sassi fino a farli assomigliare ai dardi della sua cerbottana, ma rimanevano lì, ancorati al terreno.

In quei giorni, venne nuovamente importunato da Kitzo e i suoi, ma vista l'esperienza precedente, attendeva sempre gli ultimi minuti per andare a caccia, in modo che lo trovassero sempre senza alcun ratto da sottrargli.

Girk e Gork, non ottenendo nulla da mangiare, persero presto interesse per quel passatempo e Kitzo si guardò dall'affrontarlo da solo: così, per qualche tempo, Djeek fu lasciato in pace.

Il bastone si era rivelato un ottimo strumento, non solo per far uscire i ratti allo scoperto, ma anche per scovarli: infatti, entrando in simbiosi con il suolo circostante, poteva sentire i loro passi come se si muovessero su di lui. Un giorno, proprio mentre si stava concentrando in tale operazione, avvertì dei movimenti striscianti, ma molto più pesanti. Ciò lo fece sobbalzare sul più bello e il terreno circostante si scosse insieme a lui provocando il crollo di un piccolo sperone di argilla. Nel fracasso delle zolle che impattavano l'acqua, si udì un urlo soffocato seguito da un tonfo. Che guaio! Forse, aveva inconsapevolmente fatto del male a qualcuno. Corse nella direzione del crollo. Era chino per sondare con le mani nell'acquitrino, quando sentì un dolore acuto al polpaccio che lo fece accasciare. Un istante dopo, Kitzo, emergendo dalla palude, era su di lui pronto a finirlo con un pugnale ottenuto affilando una pietra di selce. Djeek ruotò su se stesso e, mentre con la mano destra teneva ben saldo il bastone, con l'altra fece appena in tempo ad afferrare il braccio dell'avversario che stava per piantargli la rudimentale lama nella gola. Nella convulsione della lotta, guardò con repulsione quel pezzo di selce che gli aveva lacerato le carni del polpaccio e che ora era prossimo a recidergli la giugulare. Lo rigettò da sé come se fosse un boccone inappetibile. Fu in quel momento che questo schizzò frantumandosi verso il goblin che lo brandiva ferendogli la mano e colpendolo all'occhio.

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