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«Bella e dannata», sentenziò Skubak strizzandole l’occhiolino e per nulla intimidito dalla sua velata minaccia.

«Maggiore, ti aspetto alle 19.30 nella hall dell’albergo», disse ad Aleksej prima di scomparire all’interno del pozzetto della barca.

Irina, furiosa, si avviò da sola verso l’uscita di Marport, seguita da tergo da Aleksej. Salì in sella della Harley-Davidson intenzionata, questa volta, a guidarla e a non fare da passeggera. Non indossò il casco perché desiderava godere del piacere del vento tra i capelli. Aleksej si accomodò dietro, la strinse forte e dopo averle appoggiato le labbra sul collo cominciò a stuzzicarla con teneri e piccoli baci.


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All’ora prefissata Aleksej scese nella hall. Si era vestito in modo impeccabile, tipico per una serata mondana da trascorrere con un amico.

Trovò Skubak già lì ad aspettarlo seduto su di un divanetto mentre sorseggiava un the. Si era presentato con largo anticipo e la tensione tra i due era palpabile. Salirono su un’Audi A4 SW di colore argento e si diressero con andatura moderata verso il centro città. Irina, nel frattempo, aveva assistito a tutta la scena dal balcone e quando perse la visuale dell’auto rientrò in camera e cercò di mettersi in contatto con Mosca.

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