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Ma nonostante le incertezze e i troppi dubbi era comunque deciso ad andare fino in fondo; doveva recarsi all’appuntamento con il nonno e capire se poteva aiutarlo.

Dopo circa due ore Skubak invertì la rotta e fecero ritorno al porto di Sochi.

«Ragazzi, spero che il giro in barca vi sia piaciuto. Sabato ci sarà la regata velica e mi auguro che entrambi sarete al porto a fare il tifo per me e la mia Maria».

“Certamente Kostja, non vedo come potremmo mancare”, disse Irina con tono conciliante, soddisfatta per essere riuscita finalmente ad abbronzarsi un poco.

«Aleksej… prima di andare… che ne diresti se questa sera passiamo insieme qualche ora nel locale qui in centro. Irina ti dispiace se te lo rubo per un po’. Mi occuperò personalmente del nostro amico».

Aleksej fece un cenno di assenso con la testa e gli disse: «Certo Kostja, molto volentieri, così potrai raccontarmi com’è nata la tua passione per le barche a vela».

«Va bene», ribatté indispettita Irina, «ma ricordatevi che abbiamo ancora una missione da concludere e non restate in piedi fino all’alba ad ubriacarvi. Domani abbiamo molte cose da fare. Aleksej sei ancora indietro con i meccanismi di apertura di quella fottuta cassaforte. In ogni caso farò rapporto a Petrov».

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