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Quindi salirono sulla barca a vela, una Rivetto di circa 7,5 metri, con a poppa un piccolo motore Suzuki da 4hp. Aleksej rimase di sasso quando lesse il nome sulla barca. Si chiamava «Maria», esattamente come sua madre, ma non ebbe il tempo di profferire parola che Kostja già lo interrogava con aria divertita: «Sei appassionato di mare o di montagna?».

«Ma… non saprei… magari entrambi» rispose Aleksej a quell’insolita domanda, indirizzando lo sguardo verso una perplessa Irina.

Kostja, imperterrito, li incalzò con altre domande: “Vedete tutte quelle montagne che circondano Sochi? Ci si possono costruire i migliori impianti sciistici e un giorno qui si disputeranno le olimpiadi invernali…». Questa inaspettata previsione futuristica suscitò l’ilarità degli ospiti.

Aleksej, mentre ancora rideva divertito, lo interruppe bruscamente: «In un posto di mare le olimpiadi invernali? Sei veramente un tipo strano Kostja… sei completamente matto».

«Vedrete… vedrete… un giorno mi darete ragione e allora ricorderete queste miei profetiche parole. Ma ora mettetevi comodi che vi mostro quello che sa fare la mia barchetta». Accese il motore e lentamente si diresse verso l’uscita del porto. Giunto in mare aperto spiegò le vele e si mise al timone. Irina, intanto, si era sdraiata a prua, approfittando di quella relativa calma per farsi cullare dalle onde del mare. Si era svestita quasi completamente ed era rimasta solo con reggiseno e mutandine di pizzo bianco trasparente. Skubak, appena si rese conto di non poter essere visto dalla collega, fece segno ad Aleksej di avvicinarsi e gli passò rapidamente un bigliettino.

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