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Guardando il cortile provo una sensazione insolita. Mi sento come uno strano tremore dentro. Dev’essere il cellulare che vibra, forse mi sta arrivando un messaggino. Ma come vibra! Non smette di tremare. Forse mi stai richiamando, ma per qualche motivo non sento la suoneria. Ma adesso lì vibra tutto: anche le ciabatte ai miei piedi, il pavimento, le pareti.

Un albero crolla sulle moto e le butta tutte a terra, come birilli. Urla che provengono da chissà dove. Vetri che si infrangono. Poi un boato.

Sembrava un sogno ma non lo era. O forse lo era, ed io sono nottambulo. Chissà, magari lo sono sempre stato senza mai accorgermene.

Improvvisamente sono sveglio, sono tornato alla realtà. E’ un terremoto. La casa sta crollando. No: resiste, almeno la parte che affaccia sul cortile, al di qua del muro portante. Al di là, oltre la soglia del salone, si è fatto il vuoto. L’aria fredda e umida adesso entra liberamente, è come se fossi all’aperto.

D’istinto mi precipito fuori, giù per le scale. Ripensandoci, non so se ho fatto bene; ma c’erano altre persone che scendevano di corsa, alcuni urlando. Ricordo che, infreddolito, prima di uscire ho preso al volo un cappotto dall’attaccapanni nell’ingresso; ma non ricordo invece se ho chiuso la porta di casa alle mie spalle. E poi giù, tutti fuori in cortile bagnandoci sotto la pioggia, a guardare da debita distanza quanto restava delle nostre case. Tutti, o quasi, in pigiama, tutti quelli che ce l’avevamo fatta. Altri, invece, abbiamo poi saputo che sono rimasti intrappolati nei loro letti sotto le macerie, sorpresi nel sonno.

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