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«Almeno, adesso sarà più utile: ne ricaveremo cibo per i lupi, ossa per gli utensili e pellame per gli indumenti.»

«Il teschietto, però, lascialo a me. Sai che li colleziono.»

«Fai come vuoi addestratore, ma se continui a prendere tutti i teschi dei piccoli che muoiono, al prossimo ciclo ne avrai la capanna piena.»

Djeek aveva visto scene simili decine di volte, ma quella volta ascoltava la conversazione con un senso di disagio, come se in ciò che vedeva, per la prima volta, vi scorgesse qualcosa di sbagliato. Sarà, forse, perché stavolta a morire era stato Yuk che era il più cordiale nei suoi riguardi tra tutti gli altri del vivaio, lì, nel villaggio di Bocca del Verme. Poi, però, quasi sentendosi in colpa per il suo sentimento, ricacciò indietro ogni altro dubbio catechizzandosi: “Smettila di delirare! Lo sanno tutti che coloro che cedono a debolezze quali gentilezza, onestà e mansuetudine meritano di morire. Solo i più validi elementi, solo coloro che si distinguono per malvagità, furbizia o ferocia meritano di diventare adulti e di essere accolti tra i figli di Corrupto. Solo i più subdoli merit... ouch!” Il dolore lancinante di una palata sulla schiena gli ricordò quanto dura fosse la realtà. Fu scaraventato a terra di faccia e, mentre tramortito rialzava la testa dal fango, ricevette un calcione sotto il mento che lo sollevò in aria fino a farlo ricadere di schiena sul terreno melmoso.

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