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Il pavimento era di marmo massiccio, di colore bianco lucido, intarsiato da piccole strisce nere con un tappeto rosso ruggine che ne copriva il centro per tutta la sua lunghezza.

Aleksej notò un grande andirivieni di uomini e donne. Camminavano nervosamente da una parte all'altra del corridoio, entravano e uscivano da varie stanze, con in mano fascicoli e pile di documenti. Il quel trambusto nessuno li degnò di uno sguardo né di un saluto, come se fossero stati invisibili.

Dipartimento S. – Direttore Petrov

Kostja bussò con vigore e dall’interno risuonò una voce gentile: «Avanti, prego, accomodatevi».

«Ciao Silvya», esordì sorridendo, «come vedi siamo puntuali. Immagino che il direttore Petrov ci stia aspettando».

Aleksej non poté fare a meno di notarla: era una graziosa ragazza bionda, capelli corti a caschetto e grandi occhi marroni. Aveva un trucco leggero e pensò che potesse avere, più o meno, la sua età. Li aveva accolti con un sorriso di circostanza ma il suo sguardo freddo e glaciale tradiva una certa tensione.

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