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«Aleksej… domani mattina alle 9.00 devi presentarti dal Comandante, Generale Sherbakov, per comunicazioni urgenti che ti riguardano. Mi è stato detto di riferirti questo messaggio di persona perché non volevano che passassi per la solita trafila burocratica».

Il Maggiore rimase per un attimo pensieroso e poi tentò di azzardare una richiesta: «Generale» – disse timidamente – «posso farle una domanda personale?».

«Certamente», rispose Govorov, «chiedi pure».

«Da bambino il nonno mi raccontava che quando si ricevono messaggi di questo tipo… alquanto insoliti… allora c’è da temere per la propria carriera o peggio… per la propria vita».

Il Generale scoppiò in una fragorosa risata che mise in imbarazzo Aleksej.

«Maggiore… può dire a suo nonno che i sistemi del KGB sono finiti ormai da tempo. Stia pur tranquillo… al massimo sarà trasferito ad altro incarico… forse addirittura a Mosca», replicò con tono pacato e sorridente. Il Generale sapeva molto di più di quello che diceva ma Aleksej non volle insistere; con la sua curiosità aveva già osato abbastanza. In fondo doveva aspettare solo poche ore per conoscere i particolari di quella strana convocazione avvenuta fuori dai canoni ufficiali.

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