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Aleksej, guardando quella foto, sentiva che anche suo nonno – il militare tutto d’un pezzo – in fondo aveva un’anima. Ebbe compassione per quel vecchio che non vedeva da così tanto tempo e fu tentato dal telefonare per chiedergli un consiglio. Ma abbandonò subito quell’idea. Ancora gli risuonavano nella testa le parole di sua mamma che aveva vietato a tutti i familiari, lui compreso, di recarsi a Mosca per partecipare alle esequie di nonna Olga, l’amata moglie del nonno.

Lui aveva obbedito, ma contro voglia.

Fu costretto a fare quella scelta ben sapendo che la mamma non gli avrebbe mai perdonato nessun atto di insubordinazione. Stranamente nessuno volle chiarire ad Aleksej i motivi di quella incomprensibile decisione e tutti in famiglia mantennero il segreto. Qualcosa di veramente terribile doveva essere successo tra padre e figlia, tanto grave da «costringere tutti» a restare a San Pietroburgo.

Spesso Aleksej aveva provato ad aprire l’argomento con la mamma ma aveva sempre ricevuto un brusco e netto rifiuto. Una volta aveva cercato di intenerirla dicendole: «Ma Olga è mia nonna… tua madre… sangue del tuo sangue… come puoi fare un atto così deplorevole. Non è da te. Tu che sei una donna giusta… sempre pronta ad aiutare tutti quelli che vengono a chiederti aiuto. Non capisco… perché non mi dici la verità? Perché questo segreto?».

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