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Si alzò al termine di quella improvvisata «perfomance» e dopo essersi congedato dal gruppo, con passi decisi, si diresse verso il suo alloggio di servizio. Mentre la mente vagava in cerca di una spiegazione logica gli tornarono alla mente le parole del nonno Andrej. «Non fidarti dei militari… non fidarti mai dei tuoi colleghi… diffida di tutto e di tutti… lasciati sempre una via d’uscita… per quanto questa possa essere difficile e pericolosa».

Con un colpo secco chiuse dietro di sé la porta della stanza e, senza togliere l’uniforme, si sedette al centro del letto. Si sentiva veramente stanco, come se avesse perso tutte le energie, fisiche e mentali.

Delicatamente tirò fuori dal portafoglio alcune vecchie foto sbiadite: la prima mostrava suo nonno che, impettito nella divisa da generale, faceva bella mostra di tutte le medaglie che aveva meritato in tanti anni di onorato servizio presso il KGB. Era in pensione da diverso tempo e viveva in una bella casa vicino al centro di Mosca. Purtroppo da qualche anno era rimasto da solo. L’amata moglie Olga era morta prematuramente, colpita da un male incurabile che se l’era portata via all’improvviso. Per il Generale Andrej Vladimirovic Halikov quella era stata la missione più dolorosa e difficile della sua vita, dalla quale ne era uscito sconfitto.

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