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«Continuiamo pure!!», ordinò Petrov senza dare troppo peso a quella sfuriata improvvisa e il film riprese a scorrere esattamente dal punto in cui era stato interrotto.
CAPITOLO QUARTO
Sochi
12
Sdraiato sul lettino, a bordo piscina, Aleksej non riusciva a rilassarsi ma cercava di elaborare una strategia, trovare una via d’uscita al casino in cui, volente o nolente, era andato a cacciarsi.
La settimana al «Covo» era stata istruttiva sotto molti punti di vista.
Aveva finalmente imparato ad aprire una cassaforte (o almeno, così gli sembrava) e apprezzato l’allenamento con le arti marziali (anche se il suo istruttore, a causa del poco tempo, si era concentrato solo su alcuni colpi difensivi particolarmente efficaci). Infine, la curiosità e la pratica per un piccolo aggeggio, poco più grande di un pacchetto di sigarette, gli consentiva di poter fotografare e filmare qualunque documento, anche quelli riservati e top secret.
Petrov aveva notato i suoi incredibili progressi fatti in una sola settimana di addestramento intensivo e, soddisfatto, l’aveva spedito a Sochi, sul mar Nero, in compagnia di Irina e Skubak, i suoi angeli custodi.