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Aleksej e Irina gli lasciarono una congrua mancia, disfecero i bagagli e, dopo essersi rifocillati, andarono in giro per le stradine di Sochi. Passeggiarono mano nella mano, come una vera coppia di innamorati, cercando di farsi notare come semplici turisti occasionali. Fino a quel momento tutto era filato liscio. Aleksej era stato riconosciuto come Luca e sul lungomare avevano fatto amicizia e scambiato alcune frasi in inglese con altre coppie in vacanza, per lo più di turisti tedeschi e inglesi.

Quando raggiunsero lo splendido Mareport non poterono fare altro che ammirare i mega yacht super lussuosi che qualche riccone russo, di Mosca o San Pietroburgo, vi aveva ormeggiato.

Aleksej, conversando amichevolmente con Irina di politica, le aveva manifestato tutta la sua delusione per com’erano cambiate velocemente le cose in Russia. La caduta del muro di Berlino lo aveva fatto sperare in un futuro migliore per il popolo russo. Di poter godere, finalmente, della libertà di esprimere apertamente le proprie idee, di contestare partiti e governo senza correre il rischio di essere incriminati e condannati per reati d’opinione. In quel momento non parlava da militare ma si sentiva un comune cittadino ed esternava sinceramente i suoi valori, gli ideali che mamma Maria gli aveva trasmesso fin da piccolo.

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