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Così Dario rimase solo con Giorgio. Lo aiutò ad alzarsi e, sostenendone il passo zoppicante, a raggiungere la sua utilitaria, dove lo fece sedere. Qui Giorgio scoppiò in lacrime.

“Oh, Dario, che sbaglio che ho fatto. È tutta colpa di quella maledetta Diablo!”

“Vuoi dire che è stata una Diablo ad investirti?”, chiese Dario in cuor suo preoccupato.

“No, non credo, anche se non mi sorprenderebbe. Voglio dire che quella macchina porta una jella pazzesca. Da quando l’ho comprata non me ne è andata bene una. Ho litigato coi miei e soprattutto con mia moglie, da cui mi sono quasi separato. In ufficio ora tutti mi detestano. Prima ero un uomo felice; poi non so cosa mi è successo. Sono diventato vuoto, arido, crudele. Tutto è andato allo sfascio. Per questo oggi sono venuto a riconsegnarla, a strappare quel maledetto contratto; ma evidentemente non è bastato. E sì che mi sembrava di aver fatto un così grande affare. Pensa che l’ho addirittura consigliato a destra e a manca, spargendo la voce a tutti i miei amici.” Qui Giorgio si interruppe e, preoccupato, guardò Dario. “A proposito, tu che ci fai qui? Non mi dirai che sei venuto anche tu fin quaggiù per comprarla?”

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