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Così ragionando Dario arrivò di nuovo al concessionario dove, era convinto, avrebbe di lì a poco portato a termine il migliore affare della sua vita.

ALL'INFERNO!

Io e il giovane avvocato Laurenzi avevamo cenato insieme al ristorante. Si era finito con la bottiglia di spumante ed un brindisi.

L'aveva proposto lui, ed io ero stato pienamente d'accordo. Seguire i suoi suggerimenti aveva portato la mia azienda a ricevere l'ordinativo più consistente di sempre, in un periodo di crisi generalizzata. Ora potevamo tirare un sospiro di sollievo, smaltire le giacenze accumulate in magazzino, e soprattutto avevamo lavoro garantito per diversi mesi. La sua idea aveva funzionato, i risultati gli avevano dato ragione, ed io avevo fatto bene a fidarmi di lui, nonostante tutti i miei scrupoli e le mie perplessità.

“Bisogna puntare di più sul marchio, sul fatto che i prodotti sono made in Italy; ed abbassare drasticamente i costi, magari anche un po' a scapito della qualità: perché fatto in Italia vuol dire semplicemente sul territorio italiano, ma non necessariamente da artigiani italiani”, sosteneva. Anche da cinesi andava bene lo stesso, parola di avvocato. E se poi ci fossero stati problemi per la qualità più scadente, lui era lì apposta per curare gli aspetti legali.

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