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Per Giorgio, che in cuor suo pensava di meritarsi ben altro trattamento (magari essere riaccompagnato a casa, non certo scaricato subito), fu un altro duro colpo al morale, già a terra dopo l’incidente. Non insistette più di tanto mentre scendeva, zoppicando, alla fermata dell'autobus.

“Ci sarebbe anche da recuperare il motorino, devo portarlo ad aggiustare. Puoi occupartene tu, visto che sei già qui con la macchina?”

“Certamente”, gli rispose Dario. “Adesso vado e lo carico nel bagagliaio. Stai tranquillo, te lo farò riavere a casa al più presto.”

Dario salutò sbrigativamente Giorgio e poi, facendo inversione di marcia, ritornò a prendere il motorino. Ma solo dopo averlo sistemato a bordo gli venne in mente che, se avesse acquistato la Diablo, non poteva tornare a casa guidando due auto.

“Non fa niente”, pensò, “caso mai glielo riporto un'altra volta, con calma.” E poi, continuando nei suoi pensieri: “Però, che idea: vendersi l'anima. Per forza gli è successo di tutto: lui ci crede a queste cose. Io per fortuna no. Sono ateo, figuriamoci se posso credere di avere un'anima. La compravendita dell'anima mi sembra un'altra ciarlataneria, un possibile modo molto astuto per fare soldi, questo sì. Fossi stato più furbo magari ci avrei pensato già da tempo. Però, quell’Abdul: ne sa una più del diavolo.” E, a proposito di furberie, cominciò a vagliare il modo e la possibilità di risparmiare anche le commissioni a Giorgio o addirittura a intascarsi le sue, dato che il suo amico aveva restituito la macchina.

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