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Ecco, adesso mi stavo controllando allo specchio ed ero proprio a posto. Tanto ero soddisfatta che non resistetti alla tentazione di farmi un “selfy” col cellulare.

“Arianna, io mi chiamo Arianna. E mia madre Luisa, ha quasi novant'anni. Si accomodi, la prego. È quella porta laggiù. Io intanto vado a preparare il caffè.”

Entrai nella stanza di mamma un po' impacciata nell'abito talare, ma sicuramente irriconoscibile.

“Cara signora Luisa, eccomi qui. Che cosa posso fare per lei?”

“Lei è simpatico e spiritoso, ma sa benissimo perché si trova qui.”

“Repente liberalis stultis gratus est, verum peritis irritos tendit dolos, gloria patri et filio et spiritui sancto sicut erat in principio et nunc et semper in secula seculorum Amen”, le sciorinai quasi in un sussurro ma molto velocemente, tenendo le mani e lo sguardo rivolti al cielo, ottenendo esattamente l'effetto da me desiderato. “E adesso veniamo al dunque”, proseguii, “mi dica tutto, cara signora.”

"È successo tanto tempo fa, saranno ormai forse venti o trent'anni. Mia madre era malata, non proprio come me, ma molto vecchia. Quando la sua amica più cara morì io lo venni a sapere quasi per caso e non ebbi il coraggio di dirglielo. Avevo paura di darle un dispiacere troppo grosso, magari tanto da morirne essa stessa, vista la sua età e la sua salute. E così decisi di fare in modo che non lo venisse a sapere. Volevo solo risparmiarle un dispiacere. Insomma, doveva essere una pietosa bugia, non un inganno e soprattutto non c'era nessuna cattiveria.”

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