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“Decisi di fare una telefonata a mia madre, di fingermi la sua amica ed inventarmi una buona scusa per cui non l'avrebbe più chiamata né sentita. Sa, io ero attrice di teatro: mentire e alterare opportunamente la mia voce non era difficile per me.”

“Lo so, lo so”, pensavo mentre l'ascoltavo nei miei panni da prete; “anch'io sono attrice di teatro, evidentemente me l'hai trasmesso col DNA.”

“Inventai per la sua amica che uno dei suoi figli, che da diversi anni per davvero viveva in Francia, era venuto a trovarla dopo tanto tempo. Le aveva detto che si trasferiva nel nord Italia con la famiglia e che aveva comprato una villa grande e bella dove sarebbero stati comodi tutti insieme; e le aveva proposto di andare a stare da loro. E lei aveva accettato.”

“E fin qui andò tutto bene, se la bevve tranquillamente”, proseguì mia madre. “Ma evidentemente quel giorno aveva voglia di chiacchierare, ed io dovetti improvvisare. Non è che conoscessi molto bene la sua amica: perciò, per evitare di dover parlare troppo e venire smascherata inventandomi cose non vere, feci la vaga e lasciai parlare lei.”

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