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All'ora X suonò il campanello di casa (ovvero la suoneria della mia sveglia), e mi trovò, secondo i piani, nella stanza di mia madre insieme a lei.

“Eccolo, deve essere il sacerdote venuto per la confessione”, le dissi facendo per andare ad aprire la porta di casa; ma uscendo dalla stanza accostai la porta, in modo da non farmi vedere e che eventuali rumori strani o imprevisti venissero attenuati.

“La ringrazio molto di essere venuto, don … come ha detto che si chiama?” “Don Mario”, mi risposi cercando di impostare una voce che fosse il più possibile maschile e rassicurante, mentre al tempo stesso mi sistemavo nei miei nuovi abiti ecclesiastici.

“Gradisce un buon caffè?”, era la scusa migliore che avevo escogitato per assentarmi e giustificare il fatto che mia madre non mi avrebbe visto insieme al prete.

“Volentieri, volentieri, signora. Però … ”. Però stavo incontrando più difficoltà del previsto per sistemarmi la barba finta e la pelata, e mi serviva un altro po' di tempo.

“Però, visto che ci conosciamo così poco, mi farebbe piacere sapere qualche cosa di più su di lei, e soprattutto su sua madre. Perlomeno i vostri nomi.”

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